Roberta Giallo, (Aia), no ad artisti e testi misogini a Sanremo
pare contare di più il fatturato che l'etica
Appello della cantautrice Roberta Giallo, presidente di Aia, Associazione Italiana Artisti indipendenti: ''no ad artisti e testi misogini e violenti nella Tv di Stato al prossimo Festival di Sanremo''. ''Purtroppo il prossimo Festival di Sanremo porterà ancora una volta nella tv di stato chi spesso scrive o ha scritto testi misogini e iperviolenti, in particolare contro le donne'', scrive in una nota. ''Se da un lato credo non si possa addossare la colpa dell'origine della violenza solo ad alcuni trapper, il fenomeno della violenza nella società di oggi naturalmente è molto più complesso, dall'altro credo anche che la perpetrata celebrazione mediatica di alcuni personaggi, dove pare contare di più il fatturato che l'etica, e in questo caso l'enorme esposizione che ne deriverebbe dalla loro presenza su quel palco, non possa non fomentare in qualche modo l'ammirazione e l'emulazione di certi atteggiamenti e di un certo linguaggio: decadente, offensivo e denigratorio soprattutto verso le donne e spesso anche verso le diversità di genere. Il paradosso è che nello stesso contesto molto probabilmente - continua Roberta Giallo - si parlerà anche a difesa delle donne e delle minoranze, creando così una evidente contraddizione formale e sostanziale insopportabile, per certi versi offensiva. La cosa più spaventosa è che ormai tutto passi come cosa normale, ovvia: del resto il linguaggio violento in musica, e non solo in musica, è diventato moda-quotidiana, "trend" dei nostri tempi. Non dobbiamo in alcun modo censurare, questo è ovvio e banale, sono per la libertà espressiva e non vorrei essere tacciata di moralismo censorio; ma se è vero che l'arte spesso racconta facendosi specchio della realtà, è anche vero che non tutta l'arte è raccontabile in tutti i contesti, indistintamente. Chiedo che in futuro si eviti che alcuni artisti fautori di una poetica estremamente violenta calchino il palco di una importante vetrina culturale, sociale e musicale del Paese come il Festival di Sanremo, e siano quindi sovraesposti proprio da quella Tv di Stato per cui paghiamo un canone tutti noi cittadini essendo quindi prima di tutto un servizio pubblico, anche con scopi formativi ed educativi. Ci sono contesti e contesti: perché optare per proposte tanto discutibili in un festival tv, specchio del paese, visto da milioni di persone di tutte le fasce di età? Un programma tv che oltretutto, oltre a portare l'attenzione sulle canzoni, non di rado si fa portavoce anche di messaggi morali ampiamente condivisi e condivisibili. Sarebbe cosa virtuosa e auspicabile allargare lo sguardo al di là delle solite classifiche e avere il coraggio di scegliere altro, magari dalla parte di un ingentilimento culturale, di cui molti sentono da tempo un grande bisogno, emarginando ogni modello, che rischia di essere emulativo per le giovani generazioni, fatto di violenza contro le donne e le altre minoranze di genere. In tal senso invitiamo tutte le associazioni che lottano quotidianamente contro la violenza alle donne e contro la violenza di genere a fare sentire la loro voce''.
G.Dominguez--TFWP