Fratture da fragilità,cruciali servizi di prevenzione secondaria
Colpiscono 1/3 donne e 1/5 uomini over50 e costano 10 miliardi
Identificazione dei pazienti, valutazione di rischio fratture, cadute e status nutrizionale, applicazione di misure di prevenzione. Questa la funzione dei 'Servizi di prevenzione delle fratture' o Fls (fracture liaison service), particolari modelli diagnostici per limitare l'incidenza delle fratture secondarie da fragilità ossea, analizzati in un editoriale sul New England Journal of Medicine. Gli Fls "hanno lo scopo di individuare e prendere in carico soggetti che hanno subito una prima frattura creando un ponte tra l'evento acuto e la gestione dell'osteoporosi a lungo termine", spiega Nicola Napoli, prima firma del lavoro e membro del consiglio direttivo della Società italiana di diabetologia (Sid). "Nel mondo attualmente ce ne sono quattro modelli che variano in funzione dell'intensità delle cure prestate", continua Napoli, che evidenzia come il piano sia "stilato da un team formato da endocrinologi, ortopedici, geriatri, internisti, e può includere farmaci, esercizi di equilibrio e resistenza e counseling nutrizionale". Un approccio che fornisce un risparmio di 10,49 $ per ogni dollaro investito. L'osteoporosi è ufficialmente riconosciuta come il principale fattore che contribuisce al carico globale di malattia, ma meno del 20% delle persone che hanno subito una frattura da fragilità riceve un trattamento farmacologico adeguato. In Italia queste colpiscono una donna su 3 e un uomo su 5 over 50, e sono un fattore di elevata mortalità a 12 mesi negli anziani (circa il 25%). Il numero delle sole fratture di femore potrebbe raddoppiare entro il 2050, e si stima che le fratture da fragilità possano impattare sulla spesa sanitaria del nostro Paese per un importo di circa 10 miliardi di euro l'anno. "La prevenzione degli eventi secondari spesso rappresenta il maggior onere economico per i sistemi sanitari e di salute e scadimento della qualità della vita. La presa in carico tempestiva, l'adozione di specifici modelli organizzativi e il monitoraggio dell'aderenza farmacologica sono centrali nell'assistenza", afferma Raffaella Buzzetti, presidente Sid. "Le persone con diabete hanno un rischio molto alto di frattura di femore e un tasso di complicanze e mortalità significativamente più alto di un paziente non diabetico. A maggior ragione, questo modello di cura dovrebbe essere adottato per pazienti fragili".
J.M.Ellis--TFWP